Marco Masi: Il nuovo codice dei contratti pubblici e i processi di digitalizzazione nella pubblica amministrazione

Il nuovo codice dei contratti pubblici e i processi di digitalizzazione nella pubblica amministrazione

Contributo di Marco Masi  sul tema dei contratti pubblici e processi di digitalizzazione.

Marco Masi è Coordinatore del Tavolo Tecnico Sicurezza ed Appalti di ITACA – Presidente del Comitato scientifico AiFOS


Con Marco ci siamo confrontati sul tema dei Contratti Pubblici, sui processi di digitalizzazione nella pubblica amministrazione e sull’applicazione del Building Information Modeling (BIM).

Marco scrive:

Comprendo bene i dubbi sollevati, in maniera garbata ed ironica, nell’editoriale “BIM bum BAM & BIT” di Stefano Farina, di cui ho sempre apprezzato l’impegno verso i temi sociali delle tutele sul lavoro, soprattutto nei cantieri. Il suo intervento offre un contributo lucido sulle possibili “derive” che un uso non corretto del BIM potrebbe generare, allontanando di fatto l’attenzione verso una pianificazione della sicurezza in cantiere “concreta ed efficace”.
Stefano, nel sottolineare che il BIM non è semplicemente “un modello 3D del progetto”, ma un insieme di informazioni condivise, in grado di archiviare informazioni in modo sistematico, pone in realtà l’attenzione sulla capacità effettiva di applicare quei principi e, soprattutto, di non cadere nel rischio che ancora una volta ci si soffermi di più sulla forma con bellissime “elaborazioni”, contenute in archivi informatici “iper-gestiti ed iper-interconnessi” come scrive con ironico distacco, ma che poco hanno a che vedere con la sicurezza del cantiere, dei lavoratori e del contesto in cui il cantiere sorgerà e si svilupperà.” 

 

Marco Masi Codice Contratti

 


Marco Masi: Codice Contratti

Di seguito riportiamo la prima parte dell’articolo dell’Ing. Marco Masi dal titolo: Il nuovo codice dei contratti pubblici e i processi di digitalizzazione nella pubblica amministrazione

Come ho già avuto modo di evidenziare, il nuovo Codice è il terzo ma, in ordine cronologico, rappresenta in realtà la quarta grande riforma in materia di appalti pubblici, operata con la legge n.109 del 1994 (nota come “legge Merloni”) che aveva introdotto rilevanti novità nella disciplina degli appalti di lavori pubblici, ridefinendo istituti e procedure, che risalivano, in certi casi, addirittura a prima dell’unità d’Italia,  delineando un nuovo assetto dei compiti e delle responsabilità all’interno della pubblica amministrazione.
Ritengo che puntare decisamente verso la digitalizzazione è fondamentale per l’intero sistema e per il ciclo di vita dell’appalto, un vero e proprio “ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale”, come è stato definito, e composto da una serie di elementi:

    • banca dati nazionale dei contratti pubblici;
    • fascicolo virtuale dell’operatore economico, in rapporto stretto con l’Autorità nazionale anti corruzione (ANAC);
    • piattaforme di approvvigionamento digitale;
    • procedure automatizzate nel ciclo di vita dei contratti pubblici.

Un richiamo, che ritengo importante sottolineare, è stato fatto al tema delle tutele, ed in particolare quelle sulla salute e sicurezza nel lavoro, sia quelle previste dal D.lgs 81/2008, che tramite il rinvio, così come sottolineato dal il Consiglio di Stato, alle clausole sociali, alla valorizzazione dei CCNL e alla lotta ai “contratti pirata”. La sfida sarà quella di come la pubblica amministrazione sarà in grado di “presidiare” e governare questo nuovo approccio ben sapendo che tale presidio non può che passare dal potenziamento dei sistemi informativi e dalla qualificazione dell’organico della stessa P.A.
Non a caso, nella Componente 1 “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella P.A.” troviamo due aree di intervento, ovvero la Digitalizzazione e l’Innovazione della pubblica amministrazione. Quest’ultima prevede, auspicabilmente, misure che interessano la valorizzazione del personale e della capacità amministrativa del settore pubblico e la semplificazione dell’attività amministrativa e dei procedimenti.

Riveste particolare importanza il richiamo a metodi e strumenti elettronici previsti dal nuovo Codice dei Contratti pubblici, ma estendibile anche nel settore privato, come il BIM (Building Information Modeling).
Già dal gennaio 2018, il decreto 560/2017 richiamava modalità e tempi di introduzione dell’obbligatorietà dei metodi e strumenti di modellazione per l’edilizia. Ma, a mio parere, sarà proprio la completa attuazione del nuovo Codice che segnerà il definitivo passaggio verso una progettazione integrata, imprimendo di fatto un’accelerazione al processo di digitalizzazione del settore delle costruzioni, riconoscendolo un fattore fondamentale per far fronte al radicale cambiamento che sta investendo il comparto e l’intera società.
Sono sicuro che, dopo il necessario “rodaggio”, il BIM permetterà di conferire valore aggiunto al progetto, sistematizzare le informazioni, ridurre i tempi di realizzazione e migliorare la gestione della manutenzione con previsione e controllo dei costi ma soprattutto consentirà di creare una vera e propria “saldatura” con la pianificazione della sicurezza nell’intero ciclo di vita di una struttura, così come prevede il Titolo IV del D.lgs. 81/2008.
Dall’indagine condotta da AiFOS nel 2013, dedicata alla figura del Coordinatore per la sicurezza, tra le maggiori difficoltà incontrate nella redazione dei documenti della sicurezza nei cantieri temporanei o mobili, al primo posto viene indicato il fascicolo con le caratteristiche dell’opera, seguito dall’elaborato relativo ai costi per la sicurezza.
Il risultato dovrà essere pertanto un modello informativo completo che mette a sistema informazioni relative all’intero ciclo di vita del manufatto: dal progetto alla realizzazione, dalla manutenzione alla dismissione e tutto questo con particolare riferimento alla salute e sicurezza sia durante la fase di cantiere che nella fase di gestione post operam.
Comprendo bene i dubbi sollevati, in maniera garbata ed ironica, nell’editoriale “BIM bum BAM & BIT” di Stefano Farina, di cui ho sempre apprezzato l’impegno verso i temi sociali delle tutele sul lavoro, soprattutto nei cantieri. Il suo intervento offre un contributo lucido sulle possibili “derive” che un uso non corretto del BIM potrebbe generare, allontanando di fatto l’attenzione verso una pianificazione della sicurezza in cantiere “concreta ed efficace”.
Stefano, nel sottolineare che il BIM non è semplicemente “un modello 3D del progetto”, ma un insieme di informazioni condivise, in grado di archiviare informazioni in modo sistematico, pone in realtà l’attenzione sulla capacità effettiva di applicare quei principi e, soprattutto, di non cadere nel rischio che ancora una volta ci si soffermi di più sulla forma con bellissime “elaborazioni”, contenute in archivi informatici “iper-gestiti ed iper-interconnessi” come scrive con ironico distacco, ma che poco hanno a che vedere con la sicurezza del cantiere, dei lavoratori e del contesto in cui il cantiere sorgerà e si svilupperà.
La strada è tuttavia tracciata e tra i vantaggi del BIM, che prefiguro rispetto ai metodi tradizionali, segnalo:

    1. maggiore efficienza ed integrazione spazio-temporale nella progettazione, pianificazione ed esecuzione dei lavori;
    2. miglioramento della qualità delle costruzioni;
    3. aumento dei livelli di sicurezza in cantiere e in fase manutentiva;
    4. facilitazione della collaborazione tra i vari attori coinvolti nel progetto.

 

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Articolo per Il Giornale dei Coordinatori pubblicato sul sito di AiFOS il 23/10/2023.


Marco Masi e Codice Contratti