Trento, 19 Ott – Due anni fa (era il 15 ottobre 2010) iniziavamo a pubblicare le foto dell’insicurezza di SICURELLO.no, un modo immediato e palese di evidenziare delle situazioni di lavoro che, in dispregio della normativa vigente e delle più elementari regole di rispetto della sicurezza e della persona, portano i lavoratori ad essere esposti – in modo molte volte sconsiderato – al rischio di infortunio.
Pur consapevole dei problemi che si riscontrano negli ambienti di lavoro ed in particolare nel mondo dell’edilizia e dei cantieri, devo dire che mai avrei pensato di avere tanto materiale – la maggior parte delle volte aggiornato con foto quasi in tempo reale – da pubblicare e commentare. Ad oggi sono oltre 370 le immagini pubblicate e devo dire che questi due anni sono stati per me fonte di inesauribili riflessioni che ritengo sia giusto trasmettere anche a tutti coloro che hanno seguito questo appuntamento settimanale.
La prima considerazione riguarda l’aspetto formativo.
Premesso che i materiali pubblicati su PUNTOSICURO sono rilasciati in licenza common creative, ovvero possono essere liberamente utilizzati senza alterarne i contenuti, partirei da un episodio che mi è successo alcuni giorni fa. Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione di una ditta di costruzioni, mi ha riferito che durante un corso di formazione per lavoratori, il docente ha affrontato alcuni aspetti legati a problemi di sicurezza cantieri utilizzando le foto di SICURELLO.no prese da PUNTOSICURO. Una grossa soddisfazione che mi conferma l’importanza che molti danno a questo appuntamento settimanale su PUNTOSICURO. Sono infatti molti i formatori che mi hanno contattato per comunicare che avrebbero utilizzato i materiali pubblicati per “fare formazione”.
Le immagini di SICURELLO.no sono diventate un modo per rendere immediatamente visibili le cose scorrette che regolarmente vengono fatte nei luoghi di lavoro e di conseguenza approfondire le modalità corrette di effettuazione dell’attività stessa.
Partendo dagli insegnanti di istituti professionali e tecnici, passando ai docenti universitari, agli R.S.P.P., ai formatori in materia di sicurezza, l’utilizzo delle immagini di SICURELLO.no è diventato un “metodo formativo” spesso utilizzato per dare evidenza ai mancati infortuni ed aiutare i lavoratori a meglio comprendere le specifiche situazioni di lavoro. In particolare molto utilizzate sono le immagini relative ai ponteggi, all’utilizzo di scale portatili ed agli impianti elettrici.
La seconda considerazione riguarda l’aspetto che potremmo chiamare di “sensibilizzazione”.
Dopo la pubblicazione di alcune foto, sono stato contattato da Datori di Lavoro, Lavoratori, Tecnici e/o Consulenti che mi hanno chiesto delucidazioni, modalità operative e/o prevenzioni da attuare, perché si trovavano nella medesima situazione illustrata nelle foto e non si rendevano conto dell’esistenza di quello specifico problema legato alla sicurezza.
La terza considerazione riguarda l’aspetto emozionale.
Vedendo certe foto viene naturale scandalizzarsi e chiedersi come l’autore della foto possa essersi soffermato a scattarla senza segnalare agli organi preposti la violazione. Devo dire che molte volte ciò viene fatto, in altri casi il contesto ha reso difficile (o impossibile) poter intervenire in tal senso. Sicuramente alcuni risultati sono stati ottenuti, molto però resta da fare e per questo è necessario l’effettivo impegno di tutti i soggetti coinvolti nelle varie fasi. Da segnalare anche che in un caso sono stato chiamato a rispondere come “persona informata sui fatti” a seguito della pubblicazione di alcune foto.
La quarta considerazione è molto personale: molti ormai mi chiamano “Sicurello” e quando vado in alcuni luoghi di lavoro mi viene preventivamente chiesto di non scattare foto: “perché lo sappiamo che non siamo a posto”ed a quel punto la mia risposta non può che essere: “ed allora se lo sapete, mettete a posto! Ripristinate le protezioni, manutentate le attrezzature, …. ”, perché non è l’astenersi dallo scattare le fotografie che può migliorare la situazione, è l’impegno di Datori di Lavoro, Preposti e Lavoratori, Consulenti, Formatori, che fa la differenza tra una ambiente di lavoro sicuro ed uno a rischio infortunio. Qualche datore di lavoro invece mi ha autorizzato a pubblicare le foto del proprio ambiente di lavoro con la seguente puntualizzazione: “pubblichi queste foto, sperando che possa servire ad altri a non ripetere i nostri errori”.
Lasciando perdere gli attacchi personali ricevuti per quanto pubblicato, voglio pure ringraziare anche i numerosi colleghi che mi hanno aiutato in questo mio impegno settimanale inviandomi le foto da loro scattate e scusarmi con tutti quelli di cui non ho ancora pubblicato le fotografie.
Considerazione finale: parlando di compleanno si potrebbe pensare ad una festa, purtroppo da festeggiare c’è veramente poco. Le immagini pubblicate in questi due anni rendono ancora più evidente come nonostante normative, controlli ed ispezioni, figure professionali formate specificatamente per i ruoli di verifica e controllo, momenti formativi, e non ultime, sanzioni e provvedimenti degli organi di vigilanza, ancora molto resta da fare per parlare di un Sistema Paese orientato alla sicurezza sul lavoro.
N.B. Anche oggi, però, pubblichiamo le foto dell’insicurezza.
Si tratta di due immagini scattate 10 anni fa. Ero stato chiamato per una consulenza e – nel cantiere vicino al luogo dove mi sono recato – ho visto e fotografato un lavoratore che stava effettuando il getto del calcestruzzo di un muro, posizionandosi direttamente sul cassero, con i piedi sulle“farfalle” di tenuta e rimanendo in equilibrio aggrappandosi al tubo della beton-pompa. Il muro era alto circa quattro-cinque metri ed alla sua base erano presenti molti ferri di ripresa non protetti. Di ponteggi od altre opere provvisionali nemmeno l’ombra. Idem per quanto riguardava assistenti di cantiere, coordinatore per la sicurezza, preposti, ecc. ecc.
Allora l’avevo etichettato la situazione con questa frase:
“Abilità, Praticità e Professionalità nel giusto equilibrio… precario”.
Oggi parlerei di
“Incoscienza, indecenza, incompetenza, irresponsabilità!”
Farina Geom. Stefano, Responsabile Nazionale Comitato Costruzioni di AiFOS